L’idrofobicità e i fiori di loto

23 Gennaio 2022

di Valentina Palmieri

Le fobie sono una cosa seria eh, sono paure irrazionali, che si tratti di paura di parole lunghe, dei ragni o del colore giallo!
E se non lo avete già intuito dal titolo, esiste anche l’“idrofobicità”, la paura dell’acqua.

Ma stavolta non si tratta di una paura che riguarda le persone, ma addirittura le molecole!

Andiamo per gradi. Le molecole non sono nient’altro che un gruppetto di atomi. Lo zucchero che mettiamo nel caffè, per esempio, è una molecola e si chiama saccarosio. Le molecole possono essere sciolte in acqua o possono essere “insolubili” in acqua. Ad esempio, le sostanze oleose, come l’olio e i grassi, si isolano in piccole gocce cercando di interagire il meno possibile con le molecole d’acqua (che asociali). Per questo i grassi sono sostanze idrofobiche.

Più in generale si utilizza il termine idrofobico per indicare la proprietà di materiali di non trattenere acqua sulla loro superficie.

Mettiamo ad esempio che avete appena indossato un paio di scarpe nuovissime di tela color salmone e mentre le sfoggiate in classe, vi accorgete che sta iniziando il temporale del secolo e che non arriverete mai a casa con lo stesso colore rosa ai piedi. Ci sarebbe una soluzione: uno spray. Esistono infatti gli spray “impermeabilizzanti” che non fanno altro che creare una patina idrofobica e proteggere dall’acqua la superficie delle scarpe nuove (o di qualsiasi indumento).
Anche lo strato esterno delle mascherine è un esempio di materiale idrofobico, cosicché le goccioline di acqua (come quelle degli starnuti del vicino nella metro A) non vengano assorbite dal tessuto.

L’idrofobicità è anche poetica se pensate alle perfette gocce di rugiada sulle foglie.

In natura in effetti esistono superfici dette superidrofobiche (livello supereroe della paura dell’acqua) come le ali di alcune farfalle, le foglie di verza, di cavolo e di loto.
L’effetto loto o lotus effect si riferisce proprio alla capacità delle foglie di loto di repellere le gocce d’acqua generando una autopulizia: mentre le gocce d’acqua scorrono via dalla superficie delle foglie di loto, trascinano con sé polvere e particelle. Questo è possibile perché le foglie di loto sono rivestite da minuscoli cristalli di una cera idrofobica. E questa è anche la ragione per cui il loto è simbolo di purezza in molte filosofie orientali.
E siccome gli scienziati sono molto bravi a copiare la natura sono state sviluppate numerose applicazioni dell’effetto loto: ci sono vele per barche, vernici per tetti e vernici antifuliggine per cucine, tessuti antimacchia e addirittura finestre di grattacieli. Ma infatti furbo il loto, chi sale a pulire al 50esimo piano altrimenti?

L’idrofobicità e i fiori di loto