Intervista scientifica al Ricercatore
Come ti chiami?
Flavio Di Giacinto

Dove ti trovi adesso?
A Roma, nella città in cui sono nato e cresciuto, il che è tutt’altro che scontato nel mondo della ricerca.
In 4 righe ci dici cosa studi?
Attualmente il mio ambito di ricerca principale è lo studio delle vescicole extracellulari, e la loro applicazione diagnostica in campo oncologico. In particolare io mi occupo soprattutto di analisi dati, la mia prima passione sono le immagini di microscopia, e sviluppo di algoritmi, il che mi porta parallelamente a trattare argomenti anche molto distanti, basti pensare che pochi mesi fa mi sono occupato di NFT (Non-Fungible Tokens)… in fondo metodi e modelli sono belli perché spesso sono versatili e si basano su concetti generali, possono essere usati un po’ per tutto, per studiare un sistema biologico, andamenti economici o addirittura a volte fenomeni sociali.

Quali prospettive apre, anche a lungo termine, per la conoscenza e quali applicazioni ha il tuo progetto?
La speranza a medio termine è quella che si sviluppi una branca dell’oncologia basata sull’uso delle vescicole extracellulari, e la nostra ricerca va proprio in quella direzione. Le vescicole extracellulari sono infatti piccole “sacchette” secrete dalle cellule del nostro corpo, ed in modo ancora maggiore dalle cellule tumorali, che vagano nei nostri fluidi portando informazioni relative alle cellule di origine. Noi isoliamo queste vescicole dal sangue e sviluppiamo metodi di misura e di analisi per capire se tra di loro ci sono vescicole che vengono da cellule cancerogene. In questo modo con un semplice prelievo si potrebbe diagnosticare la presenza di cellule cancerogene. Sembra semplice vero, beh è un casino! È come se si volesse individuare la presenza o meno di persone con un determinata giacca in un concerto con decine di migliaia di persone. Solo che queste persone sono grandi 1/1000 dello spessore di un capello, le persone con questa giacca (se ci stanno!) sono qualche decina, la giacca non è così appariscente e i dati di cui disponiamo riguardo quel concerto, beh non sono molto chiari. Ma credo ci si possa riuscire, gli umani quando ci si mettono sono bravini, la scienza è riuscita a risolvere problemi ben più complessi.
La cosa più bella del tuo lavoro?
Oltre alle conferenze in giro per il mondo? Sarò strano ma a me piacciono i dati, analizzarli, farli parlare, trovare un ordine emergente nell’apparente caos, o delle piccole differenze laddove sembrano non esserci. Dal punto di vista concettuale invece ciò che più amo nel mio lavoro è che la ricerca stimola la curiosità e lo spirito critico, ogni volta c’è qualcosa di nuovo da capire che mette in dubbio parte di ciò che pensavi di aver capito.
Tra 5 anni farai ancora questo?
Domandona. Non lo so. Credo che rimarrò un ricercatore a vita, nel senso più ampio del termine, mosso dalla curiosità continuerò a cercare risposte a domande complesse, sempre nuove. Se lo farò in campo universitario non lo so, per fortuna credo che lo studio mi abbia fornito delle abilità che sono utili in tantissimi campi diversi, quindi chi lo sa.
La tua scrivania ordinata o disordinata?
Beh nel mio caso è facile mantenere se non un ordine, almeno una decenza. La mia scrivania sono solo schermi, tastiera, mouse ed un quadernino per appunti, durante il lavoro il mio mondo è lì. Il desktop invece semplicemente caos puro.
A scuola cosa ti piaceva studiare?
Non ero assolutamente uno studente modello, voti buoni ma non eccelsi, passioni intense per materie o tematiche che si bruciavano nel giro di pochi giorni. Due cose però ho sempre amato: leggere, all’epoca soprattutto romanzi, e la fisica.
Il tuo hobby?
Non credo di avere un hobby d’elezione, tantissime passioni però. Adoro fare attività all’aria aperta, soprattutto in montagna. D’altronde dopo tutte quelle ore di fronte ad uno schermo…
Il posto preferito della città?
Difficile scegliere, Roma è stupenda. Anche per dire qualcosa fuori dal centro, che si sa che è bello, direi il parco degli Acquedotti, la natura che entra in città, i castelli sullo sfondo e le rovine che ti ricordano che sei in un posto particolare per la storia dell’umanità.
Ci consigli un libro e un film in cui si parla di scienza?
Difficile scegliere, difficilmente ho trovato qualcosa in grado di cambiare il modo in cui vedi il mondo come un libro. Se ne dovessi scegliere uno, forse direi Cos’è la vita di Erwin Schrödinger, un libricino incredibile scritto negli anni ‘40 che fa capire la potenza del pensiero scientifico anche nel prevedere scoperte future, in particolare il DNA. In fondo tutto è informazione e trasmissione di informazione, dal funzionamento del nostro corpo ai moderni algoritmi di deep learning, Schrödinger lo sapeva bene. Riguardo i film ti direi, virando nel campo della fantascienza (ma non solo), 2001 Odissea nello Spazio, di Kubrick. Un film con tantissimi livelli di lettura, visionario, che parla di ricerca in senso ampio ed evoluzione intellettuale e tecnologica. Centrale è anche il rapporto dell’essere umano con intelligenze oltre l’essere umano stesso e da essi create, in HAL9000 sono chiari già molti dei dilemmi che oggi ci stiamo ponendo di fronte al rapido sviluppo informatico. Riguardo l’informatica non posso però non citare The Imitation Game, la triste e affascinante storia di una delle menti più brillanti del ‘900, Alan Turing, da molti considerato il padre dell’informatica.
