Autore: Valentina Palmieri

Intervista scientifica a Saverio Silli

Come ti chiami?

Mi chiamo Saverio Silli.

Dove ti trovi adesso?

Mi trovo a Shanghai, che è la città più popolosa della Cina, in cui vivo da più di sei anni.

Cosa studi?

Sono un progettista specializzato nella Fabbricazione Digitale, ovvero l’insieme di strumenti, tecniche e applicazioni per realizzare manufatti attraverso macchine controllate da un computer. Oltre al suo funzionamento, mi interesso anche delle possibili innovazioni che la fabbricazione digitale porta nell’insegnamento e nella vita di tutti i giorni. Il mio luogo di lavoro è il Fablab (Fabrication Laboratory) della Scuola di Design e Innovazione dell’Università Tongji di Shanghai.

Quali prospettive apre, anche a lungo termine, per la conoscenza e quali applicazioni ha il tuo progetto?

La fabbricazione digitale è già entrata a far parte delle nostre vite, ad esempio con la stampa 3D che attualmente è fra le più accessibili delle “tecnologie abilitanti”: la stampante 3D di per sé non fa nulla, ma nelle mani di una persona che abbia imparato ad utilizzarla ed a progettare modelli tridimensionali, conferisce nuove abilità che possono essere sfruttate nei modi più disparati. Chiunque abbia accesso ad un computer e ad una stampante 3D oggi può progettare e produrre in poche ore manufatti che altrimenti richiederebbero un costo o un tempo elevato senza dover impiegare anni ad accumulare l’esperienza professionale necessaria ad utilizzare i macchinari e le tecniche complesse della fabbricazione tradizionale. Per rendere questo sistema una realtà consolidata, però, è necessario riprogettare le cose che usiamo in modo che possano essere prodotte con la fabbricazione digitale in modo efficiente, economico, circolare e senza sprechi.

La cosa più bella del tuo lavoro?

Quando sto costruendo o riparando qualcosa e si presenta un problema inaspettato. In quel momento inizia il divertimento di trovare la soluzione più veloce, economica, semplice, sostenibile ed elegante.

Tra 5 anni farai ancora questo?

Penso di sì, ma molto probabilmente con strumenti del tutto nuovi. Specialmente in Cina, il paese in cui vivo, la velocità dell’innovazione si misura in mesi piuttosto che in anni, e le tecnologie che abbiamo imparato ad utilizzare oggi, molto probabilmente saranno considerate sorpassate la prossima stagione. Per questo è più importante imparare come si progettano le cose piuttosto che specializzarsi sugli strumenti usati per realizzarle.

La tua scrivania ordinata o disordinata?

Non ho una scrivania, ma un tavolo da lavoro al centro del laboratorio dove uso il computer portatile, circondato da strumenti e macchine come stampanti 3D, macchine a taglio laser, frese a controllo numerico ed una marea di scatole contenenti materiali di ogni tipo. Tutto il materiale è ben organizzato, ma sul tavolo centrale si crea una grande confusione durante una giornata di lavoro. Ogni sera però, prima di andare via, riordino il tavolo, metto al loro posto strumenti e materiali e pulisco le macchine.

A scuola cosa ti piaceva studiare?

La materia che studiavo con più piacere era la Storia, e mi piacevano in generale tutte le materie scientifiche, ma soprattutto mi piacevano le cose che decidevo di studiare o sperimentare per conto mio: fin da piccolo organizzavo e conducevo i miei esperimenti con il microscopio e i circuiti elettrici, oppure progettavo e costruivo qualche macchinario o modello in scala o più semplicemente aprivo l’enciclopedia ad una pagina a caso e cominciavo a leggere saltando da un argomento all’altro. Questo lo faccio ancora come passatempo su Wikipedia!

Il tuo hobby?

Il mio hobby ed il mio lavoro spesso coincidono, mi piace progettare e costruire oggetti di ogni tipo, dai mobili di legno alle biciclette ai circuiti elettronici.

Ci fai vedere il tuo posto preferito della città?

Shanghai è una megalopoli piena di luoghi straordinari, ma, fra antichi templi taoisti ad altissimi grattacieli, il mio posto preferito è senza dubbio il mio laboratorio, dove rimango spesso anche dopo gli orari di lavoro per portare avanti i miei progetti personali.

Ci consigli un libro e un film in cui si parla di scienza?

Il libro che consiglio è “Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell’umanità.” di Yuval Noah Harari. Non è un libro sulla scienza, ma è un libro sugli uomini che sono gli unici esseri viventi sulla terra ad interessarsi di scienza. Per un film, vorrei suggerire le due serie “Planet Earth” della BBC.

Intervista scientifica a Francesca Albano

Come ti chiami?

Francesca Albano

Dove ti trovi adesso?

Vivo e lavoro a Roma ma viaggio spesso e ora mi trovo a Malta.

Cosa studi?

Ho studiato ingegneria biomedica ma per migliorare anche altri aspetti sto portando a termine un master in Big Data e Business Intelligence e un MBA (master in business administration). Una doppia laurea che copre molti campi di mio interesse.

Quali prospettive apre, anche a lungo termine, per la conoscenza e quali applicazioni ha il tuo progetto?

E-nable Italia è una community di makers e già per questo permette a chi ne fa parte di ampliare le proprie conoscenze e competenze sia a livello professionale che personale. Sono richieste diverse conoscenze, dalla capacità di progettazione a quelle di stampa in 3D degli ausili (noi li chiamiamo device), passando per la conoscenza dei materiali e delle problematiche che si cerca di risolvere con i nostri progetti. Noi progettiamo, stampiamo e doniamo device ai bambini nati con amputazioni e malformazioni agli arti, per questo il passo che precede tutta la progettazione è capire le problematiche derivanti da questi tipi di deficit. Capire in che modo un device può restituire parte delle abilità mancanti ad un bambino facendolo sentire a suo agio in attività altrimenti per lui difficili o impossibili da realizzare. Aiutarlo ad esplorare e approfondire la conoscenza del proprio corpo, della profondità che lo circonda e di come questi ausili possono essergli di aiuto nella quotidianità. Questo progetto prevede applicazioni anche in ambito sportivo, abbiamo sviluppato alcuni device specifici: SwimAble, un device che permette ai bambini di imparare a nuotare e il Bike Adapter, un device che, applicato al manubrio della bici, ripristina la simmetria necessaria all’uso della bici nei bambini con amputazione.

La cosa più bella del tuo lavoro?

Per me, la parte più bella è quando le famiglie e i bambini che ricevono il device ci esprimono la loro gioia e la loro gratitudine. Un mix di lacrime, sorrisi, abbracci e pura sincerità nel dire ciò che sentono e provano quando usano per la prima volta qualcosa che noi abbiamo creato per loro, è bellissimo sapere che, in qualche modo, possiamo contribuire a migliorare un pochino la loro vita quotidiana.

Tra 5 anni farai ancora questo?

Probabilmente seguirò ancora questo progetto in modo da poter dare un contributo. Che sia a livello umano o professionale. Sento che nel tempo potrà essere un punto importante per la crescita della conoscenza.

La tua scrivania ordinata o disordinata?

Ordinata, ogni cosa al suo posto e con un ordine logico. Tipo suddivisa per settori. Però a volte il disordine prende il sopravvento, soprattutto quando faccio più cose contemporaneamente.. magari ci sono colori e qualche scheda elettronica. Però per poter studiare e lavorare è ordinata.

A scuola cosa ti piaceva studiare?

Mi piaceva quasi tutto ma ovviamente matematica e fisica erano le mie preferite. Al liceo mi appassionava molto anche la letteratura latina e la filosofia. All’università invece mi sono appassionata ai biomateriali e all’informatica e in particolare ai Big Data. Senza escludere le varie strategie di business.

Il tuo hobby?

Ho diversi hobby. Diciamo che lo sport mi accompagna da sempre. Ho fatto atletica a livello agonistico, karate e da qualche anno oramai trekking e arrampicata sportiva. Inoltre leggo tantissimi libri e mi piace averli tutti cartacei.

Ci fai vedere il tuo posto preferito della città?

Ci consigli un libro e un film in cui si parla di scienza?

7 brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli è un piccolo libro e semplice da seguire.

Intervista scientifica al Ricercatore

Come ti chiami?

Lorenzo Massimi

Dove ti trovi adesso?

Alla Sapienza Università di Roma

Cosa studi?

Sono specializzato in Chimica Ambientale e mi occupo di inquinamento atmosferico. In particolare, studio le caratteristiche chimico-fisiche del particolato atmosferico e applico modelli di analisi multivariata sui dati di caratterizzazione chimica per individuare il contributo delle diverse sorgenti emissive alla concentrazione di massa del particolato. Inoltre, valuto l’impatto sulla salute delle diverse componenti delle polveri sottili studiando gli effetti che gli inquinanti aerodispersi producono su organismi modello.

Quali prospettive apre, anche a lungo termine, per la conoscenza e quali applicazioni ha il tuo progetto?

Il mio progetto consente di ampliare le conoscenze sugli effetti dei diversi inquinanti aerodispersi sull’uomo e sull’ambiente e di individuare le sorgenti emissive più impattanti e su cui si deve intervenire con politiche di controllo e mitigazione. Le applicazioni sono le più svariate, effettuo campagne di monitoraggio in Italia e in Europa con lo scopo di migliorare la qualità dell’aria, e quindi della salute.

La cosa più bella del tuo lavoro?

Essere costantemente a contatto con i giovani e poter decidere il tema, gli orari e le modalità in cui lavorare.

Tra 5 anni farai ancora questo?

Si, penso proprio di si.

La tua scrivania ordinata o disordinata?

Un casino.

A scuola cosa ti piaceva studiare?

Scienze e geografia.

Il tuo hobby?

Giocare a pallavolo, calcetto, viaggiare, fare escursioni in aree naturali.

Ci fai vedere il tuo posto preferito della città?

Il Forte Prenestino a Centocelle

Ci consigli un libro e un film in cui si parla di scienza?

Percorsi di Chimica Ambientale di Marcelo Enrique Conti e di Luigi Campanella e Imitation Game di Morten Tyldum

In un seme (Topipittori)

di Valentina Palmieri

Alla base della biodiversità e della nascita di una nuova pianta, ci sono delle piccole meraviglie geometriche intelligentemente progettate dalla natura, che sono oggetto del libro che vi suggeriamo oggi: In un seme di Beti Piotto, agronoma esperta di biodiversità, sapientemente illustrato da Gioia Marchegiani (Topi Pittori, collana PINO 2021).

Il seme deriva dall’impollinazione e fecondazione ad opera di vento, insetti, animali. Non solo api quindi ma persino uccelli e topolini, come le autrici ci guidano a scoprire. Il seme, che genererà una nuova pianta e che in alcuni casi è in gran numero, come nel melograno, simbolo di abbondanza in molte culture, è protetto da una casa, il frutto.

In questo atlante illustrato incontrerete i viaggi avventurosi dei semi e vedrete quali strategie sono state adottate con l’evoluzione: alcuni semi hanno una peluria o una forma adatta al volo come il mogano tropicale, in altri casi la disseminazione avviene dopo una vera e propria esplosione del frutto, come nel caso del glicine.

Il libro presenta anche attività laboratoriali, come la costruzione di bombe di semi per favorire la rinascita di terreni incolti, giochi e strumenti musicali, banche e schedari.

L’estate è il periodo perfetto per trovare semi nelle passeggiate nei boschi e creare la propria collezione, non vi fate mancare questa guida!

Link alla scheda

Intervista scientifica al Ricercatore

Come ti chiami?

Flavio Di Giacinto

Dove ti trovi adesso?

A Roma, nella città in cui sono nato e cresciuto, il che è tutt’altro che scontato nel mondo della ricerca.

In 4 righe ci dici cosa studi?

Attualmente il mio ambito di ricerca principale è lo studio delle vescicole extracellulari, e la loro applicazione diagnostica in campo oncologico. In particolare io mi occupo soprattutto di analisi dati, la mia prima passione sono le immagini di microscopia, e sviluppo di algoritmi, il che mi porta parallelamente a trattare argomenti anche molto distanti, basti pensare che pochi mesi fa mi sono occupato di NFT (Non-Fungible Tokens)… in fondo metodi e modelli sono belli perché spesso sono versatili e si basano su concetti generali, possono essere usati un po’ per tutto, per studiare un sistema biologico, andamenti economici o addirittura a volte fenomeni sociali.

Quali prospettive apre, anche a lungo termine, per la conoscenza e quali applicazioni ha il tuo progetto?

La speranza a medio termine è quella che si sviluppi una branca dell’oncologia basata sull’uso delle vescicole extracellulari, e la nostra ricerca va proprio in quella direzione. Le vescicole extracellulari sono infatti piccole “sacchette” secrete dalle cellule del nostro corpo, ed in modo ancora maggiore dalle cellule tumorali, che vagano nei nostri fluidi portando informazioni relative alle cellule di origine. Noi isoliamo queste vescicole dal sangue e sviluppiamo metodi di misura e di analisi per capire se tra di loro ci sono vescicole che vengono da cellule cancerogene. In questo modo con un semplice prelievo si potrebbe diagnosticare la presenza di cellule cancerogene. Sembra semplice vero, beh è un casino! È come se si volesse individuare la presenza o meno di persone con un determinata giacca in un concerto con decine di migliaia di persone. Solo che queste persone sono grandi 1/1000 dello spessore di un capello, le persone con questa giacca (se ci stanno!) sono qualche decina, la giacca non è così appariscente e i dati di cui disponiamo riguardo quel concerto, beh non sono molto chiari. Ma credo ci si possa riuscire, gli umani quando ci si mettono sono bravini, la scienza è riuscita a risolvere problemi ben più complessi.

La cosa più bella del tuo lavoro?

Oltre alle conferenze in giro per il mondo? Sarò strano ma a me piacciono i dati, analizzarli, farli parlare, trovare un ordine emergente nell’apparente caos, o delle piccole differenze laddove sembrano non esserci. Dal punto di vista concettuale invece ciò che più amo nel mio lavoro è che la ricerca stimola la curiosità e lo spirito critico, ogni volta c’è qualcosa di nuovo da capire che mette in dubbio parte di ciò che pensavi di aver capito.

Tra 5 anni farai ancora questo?

Domandona. Non lo so. Credo che rimarrò un ricercatore a vita, nel senso più ampio del termine, mosso dalla curiosità continuerò a cercare risposte a domande complesse, sempre nuove. Se lo farò in campo universitario non lo so, per fortuna credo che lo studio mi abbia fornito delle abilità che sono utili in tantissimi campi diversi, quindi chi lo sa.

La tua scrivania ordinata o disordinata?

Beh nel mio caso è facile mantenere se non un ordine, almeno una decenza. La mia scrivania sono solo schermi, tastiera, mouse ed un quadernino per appunti, durante il lavoro il mio mondo è lì. Il desktop invece semplicemente caos puro.

A scuola cosa ti piaceva studiare?

Non ero assolutamente uno studente modello, voti buoni ma non eccelsi, passioni intense per materie o tematiche che si bruciavano nel giro di pochi giorni. Due cose però ho sempre amato: leggere, all’epoca soprattutto romanzi, e la fisica.

Il tuo hobby?

Non credo di avere un hobby d’elezione, tantissime passioni però. Adoro fare attività all’aria aperta, soprattutto in montagna. D’altronde dopo tutte quelle ore di fronte ad uno schermo…

Il posto preferito della città?

Difficile scegliere, Roma è stupenda. Anche per dire qualcosa fuori dal centro, che si sa che è bello, direi il parco degli Acquedotti, la natura che entra in città, i castelli sullo sfondo e le rovine che ti ricordano che sei in un posto particolare per la storia dell’umanità.

Ci consigli un libro e un film in cui si parla di scienza?

Difficile scegliere, difficilmente ho trovato qualcosa in grado di cambiare il modo in cui vedi il mondo come un libro. Se ne dovessi scegliere uno, forse direi Cos’è la vita di Erwin Schrödinger, un libricino incredibile scritto negli anni ‘40 che fa capire la potenza del pensiero scientifico anche nel prevedere scoperte future, in particolare il DNA. In fondo tutto è informazione e trasmissione di informazione, dal funzionamento del nostro corpo ai moderni algoritmi di deep learning, Schrödinger lo sapeva bene. Riguardo i film ti direi, virando nel campo della fantascienza (ma non solo), 2001 Odissea nello Spazio, di Kubrick. Un film con tantissimi livelli di lettura, visionario, che parla di ricerca in senso ampio ed evoluzione intellettuale e tecnologica. Centrale è anche il rapporto dell’essere umano con intelligenze oltre l’essere umano stesso e da essi create, in HAL9000 sono chiari già molti dei dilemmi che oggi ci stiamo ponendo di fronte al rapido sviluppo informatico. Riguardo l’informatica non posso però non citare The Imitation Game, la triste e affascinante storia di una delle menti più brillanti del ‘900, Alan Turing, da molti considerato il padre dell’informatica.

Intervista scientifica al Ricercatore

Come ti chiami?

Davide Pirolli

Dove ti trovi adesso?

Sono le 9:15 e mi trovo nel mio studio, oggi lavoro a casa, ho appena finito di mangiare un cornetto con la crema dopo aver pianificato lo svolgimento di tutti i compiti lavorativi che debbo svolgere durante la giornata.

In 4 righe ci dici cosa studi?

Sono un chimico computazionale e drug designer. Mi occupo della predizione della forma tridimensionale delle proteine e dei complessi proteina-ligando per poi studiarne le caratteristiche e i movimenti, attraverso la computer grafica e il calcolo computazionale. Disegno inoltre nuovi farmaci utilizzando il machine learning, ossia una branca dell’intelligenza artificiale che, nel mio caso, permette di “insegnare” ad una macchina a riconoscere, tra milioni di piccole molecole, quali sono quelle candidate ad essere farmaci.

Quali prospettive apre, anche a lungo termine, per la conoscenza e quali applicazioni ha il tuo progetto?

Il ruolo dei miei studi si colloca all’interno di due sfere applicative che sono quella della comunità scientifica e quella della salute. Per quanto riguarda le applicazioni nella ricerca accademica, le simulazioni teoriche che faccio sono, da una parte, una linea guida per i colleghi che fanno attività sperimentale che gli permette di risparmiare risorse economiche e temporali, sia un modo per contribuire a spiegare ciò che gli esperimenti non riescono a spiegare. Dall’altro lato a una chiara utilità nella ricerca di nuovi farmaci che possono sia migliorare quelli già esistenti, ma anche fornire soluzioni nuove, più efficaci e meno tossiche alle molte malattie che ancora costituiscono un forte rischio per la salute.

La cosa più bella del tuo lavoro?

La libertà. Libertà perché, lavorando col computer, sei libero di fare un numero di esperimenti che finisce dove finisce la tua fantasia e creatività. Libertà perché, essendo un lavoro intellettuale, si fonda e prende forza dal pensiero indipendente. Libertà perché si gestisce il proprio tempo ed il proprio lavoro, per lo più in maniera autonoma (anche se il problema di base è che il tempo è sempre poco). Libertà perché è proprio il sapere (anche la coscienza di non sapere) che, secondo me è uno dei grimaldelli in grado di aprire tantissime porte nella vita.

Tra 5 anni farai ancora questo?

Tra 5 anni si, con una probabilità del 99.8%.

La tua scrivania ordinata o disordinata?

La situazione sulla mia scrivania varia molto nel tempo a seconda delle attività del periodo. So che è una frase tipica di una persona spesso accusata di essere disordinata ma “l’ordine è relativo”.

A scuola cosa ti piaceva studiare?

Geografia astronomica

Il tuo hobby?

Ho da sempre avuto tantissime passioni ma pochissimo tempo da dedicarci. Tra queste gli sport come surf da onda, snowboard e subacquea, l’elettronica, i documentari su youtube di divulgazione scientifica di campi in cui non sono esperto (eg. Astronomia), musica. Attualmente, i miei hobby più belli e praticati sono il calcio e lo skateboard che pratico con i miei figli. Dopo viene la mia Harley Davidson forty-eight.

Il posto preferito della città?

Parco degli Acquedotti, “il laghetto”. Appio Claudio, Roma.

Ci consigli un libro e un film in cui si parla di scienza?

Libro: “Neurobiologia del tempo” di Arnaldo Benini è un libro che devo leggere a breve per estinguere una mia curiosità sul tempo, dopo che ho visto decine di documentari su youtube sull’argomento: gli orologi segnano il tempo basandosi sul numero di vibrazioni di un cristallo di quarzo attraversato da una debole corrente elettrica, ad esempio ogni secondo fa 30 mila vibrazioni e così riusciamo a dare una cadenza a secondi, minuti e ore. Qual è il “cristallo di quarzo” che permette al nostro cervello di tenere (più o meno) il ritmo quando suoniamo la batteria o quando cantiamo? Può sempre tornare utile per risolvere il problema atavico per cui le cose noiose durano tanto mentre quelle avvincenti, quanto un batter di ciglia.

Film: Time Trap. Molto bello perché secondo me rappresenta molto bene l’idea di come il tempo, inteso come susseguirsi di eventi, può scorrere a velocità diverse, come predetto da Einstein. Una teoria che è stata dimostrata moltissime volte nei decenni successivi, fino ad oggi. Il GPS è un esempio: sui satelliti il tempo scorre diversamente da come scorre sulla terra (si parla di frazioni di frazioni di millisecondo) e se non si tenesse conto di questa differenza le posizioni che noi avremmo su google maps presenterebbero un errore di diversi metri.

Piccoli scienziati in casa con Uovonero

di Valentina Palmieri

Scommettiamo che durante il lockdown ve ne siete inventati di tutti i colori per passare il tempo. C’è chi però ha pensato a raccolte di esperimenti scientifici, studiate per il massimo della leggibilità. Stiamo parlando dei Quaderni di #intantofaccioqualcosa di Uovonero.

15 Esperimenti raccolti e spiegati passo passo da Enza Crivelli da ripetere in classe o a casa, per divertirsi mentre si imparano cose nuove.

Alcune domande a cui rispondono questi esperimenti sono:

  • Perché d’inverno spargiamo il sale e non lo zucchero sul ghiaccio?
  • È possibile creare un uovo che rimbalza senza rompersi?
  • Come si crea un’eruzione vulcanica in miniatura?

Possono sembrare esperimenti complicati ma sono tutti realizzabili con materiali facilmente reperibili, come aceto, bicarbonato, tempere e colori.

I nostri preferiti? La costruzione del Barometro con un barattolo e un palloncino, per prevedere se domani ci sarà sole o pioggia e naturalmente la costruzione del vulcano, un must nelle serie tv americane, diciamolo.

E voi li fate gli esperimenti in casa?

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Le misure del tempo (Codice edizioni)

di Valentina Palmieri

Nei 4 lunghi anni da naufrago, Chuck Noland (Tom Hanks) nell’isola deserta di Cast Away non perdeva d’occhio il passaggio dei giorni. Noi stessi celebriamo i compleanni, lavoriamo con le scadenze, in inglese deadlines (che suona ancora meglio perché nella parola stessa c’è il concetto di urgenza), conosciamo, in termini di giorni e mesi, le quantità necessarie per far nascere bambini, sviluppare nuove abitudini e preparare un esame a crocette.

Con Le misure del tempo (Codice Edizioni), il matematico divulgatore Paolo Gangemi ci sorprende con aneddoti unici e divertenti su come il tempo sia stato misurato nella storia, ovvero della “continua lotta dell’umanità per incasellare il tempo”. Il libro parte dalla gerarchia dei tempi geologici, a quanto pare ci troviamo nel Fanerozoico (eone), nell’era del Cenozoico, nel Quaternario (periodo) e nell’era dell’Olocene, oggi suddivisa ulteriormente e quindi precisamente nel Meghalayano. Insomma, quando si parlerà di noi tra migliaia di anni, noi saremo gli uomini del Meghalayano, gli inventori di Internet e delle patatine fritte.

Dopo averci inquadrato nell’era giusta, Gangemi di porta a una suddivisione più piccola: i secoli e millenni, nel secondo capitolo, gli anni nel terzo e così via procedendo fino al nono capitolo, sui secondi. Il libro è una perfetta fusione di scienze, storia, arte e letteratura: la nostalgia evocativa della notte di mezza estate Shakesperiana, la decadenza dell’autunno (fall, caduta) e il mito greco di Ade e Persefone, la necessità poco scientifica di Newton, di inserire l’indaco tra i colori dell’arcobaleno (per arrivare al numero 7).

Una ricerca meticolosa e romantica che vi farà guardare il tempo con occhi nuovi. Consigliatissimo da Science Breath

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